
Con lo stomaco sazio e con i sensi appagati, gli sguardi si addolciscono, in quel momento si creano i presupposti per rinnovare i vincoli di unione del clan e si formulano le proposte per il futuro esistenziale della comunità.
E' la storia di sempre, anche ai giorni nostri noi, più o meno coscienti, siamo parte di una ritualità che ci è trasmessa dalle generazioni passate.
La spiritualità è più evidente nelle religioni, le quali, in forza di essa, mantengono nel tempo la fede negli uomini, qualsiasi religione non può fare a meno della liturgia.
Ma anche nella vita profana, nella vita sociale, le liturgie non mancano: negli eserciti la divisa, la disciplina, impongono un certo tipo di ritualità ben definita; non mancano certi esempi rituali nel mondo del avoro o nella vita associativa, per non parlare della famiglia dove certe abitudini non sono altro che dei rituali che si tramandano nel tempo. L'uomo ha quindi innato il senso del rito e del simbolo.
Nel nostro caso più che mai, e guai se così non fosse, a poco varrebbero sagge e filosofiche dissertazioni di studiosi dell'Arte se ad esse non si associassero precisi riferimenti al simbolismo ed alla ritualità.
"I simboli sono per la mente ciò che gli attrezzi sono per le mani"
L'uomo ha sempre guardato attraverso i simboli da quando mondo è mondo e l'iniziato più che mai, perchè il simbolo è anche difesa, una sorta di codice per gli appartenenti al gruppo.
Il simbolo è quindi riconoscersi e ritrovarsi, è stimolo per noi di approdondimento e conoscenza attraverso i tempi, attraverso le varie fasi storiche e le diverse etnie, la comunione di intenti e la comune volontà di tramandare alle future generazioni iniziatiche tracce e riferimenti del nostro pensiero e del nostro lavoro.
I simboli sono orme da lasciare visibili a coloro che ne sono degni, senza mutarne lo spirito e l'essenza, facendo ben attenzione a non creane di nuovi e fantasiosi, perchè l'uomo da sempre ogni qualvolta ha sognato nuove divinità, perchè più congeniali, comode, più facilmente accostabili, si è fatalmente perduto nel luogo comune, rinunciando al sacrificio che è invece insito nella vita dell'essere iniziatico.
Non può esserci seria ritualità se non profondamente e spiritualmente sentita come tale e non come accessorio ad una ripetitiva e colorita liturgia.
Crediamo quindi nel rito e nei suoi simboli, studiamoli in tutti i loro aspetti ed in tutte le sfaccettature ed assimiliamone l'essenza approfondendone lo spirito.
"Ebbi sei onesti servitori che mi insegnarono tutto ciò che so. I loro nomi sono che cosa, perchè, quando e come e dove e chi".
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